🎀 Pace nella Tempesta porta Rembrandt a Firenze
Un dipinto del '600 protagonista di una conversazione sull'indole umana; nonostante un dramma, cielo e mare agitati non sono mai la fine
Una serata insolita. Non una conferenza per insegnare arte.
Si parla d’arte spesso più per divulgare cultura che per incontrarsi attraverso la cultura, e noi abbiamo colto la sfida: un professore (Augusto) e una creatrice di contenuti (io) si propongono di iniziare un programma di incontri con la costante di puntare lo sguardo verso l’alto e trattare i grandi temi della vita.
Non ci può essere talento senza prima l’uomo, con tutto il suo essere in gioco; un essere fatto di gioie e dolori qui rappresentati da un mare molto agitato, una barca in pericolo, un cielo in tempesta e l’universo.
Quando si organizza un evento tutto va benone… fino a due ore prima 😏
quando il mare di dentro comincia a farsi mosso: “eddove metto la sedia, eddove sposto il mobile” ecc, ecc. In due ci siamo fatti coraggio, il/la primo/a che metteva qualche cosa in un certo posto e in un dato modo chiedeva subito all’altra/o. Pollice in su = piccolo sollievo.
Al centro un dilemma: quanti saremo? Già, perché a seconda del numero in questione sedie e bicchieri potrebbero anche non bastare…
Il giorno in cui un evento ha finalmente luogo io sono tutta un subbuglio sin dalla mattina, son fatta così. E’ incredibile la mole di lavoro dietro le quinte, e il dover prevedere imprevisti di varia natura, dal tipo che non si presenta all’aggeggio che all’ultimo momento non vuol saperne di funzionare…
E soprattutto c’è da mantenere equilibrio nelle relazioni che si van formando, la cosa più importante di ogni inizio di percorso insieme. Per questo i nostri saranno sempre incontri fra amici.
Sembra che viaggiamo anche noi come Rembrandt, il quale aderì a una corrente artistica, e pur tuttavia la interpretò con uno stile suo, emozionante e libero dalle convenzioni della sua epoca.
Un piacere avere con noi la musica di un chitarrone, strumento che risale proprio al 1600, secolo in cui visse Rembrandt Harmenszoon van Rijn 🎨 conosciuto con il solo nome di battesimo
Come tutti i grandi passati alla storia, non ebbe vita facile. Figli che morirono in tenera età, poi gli morì la moglie, problemi finanziari... La morte lo colse solo e in povertà.
Non viaggiò mai all’estero, ma studiò gli artisti che avevano soggiornato in Italia. Al centro dei suoi lavori mise sempre l’uomo con le sue sofferenze, facendo uso di chiaroscuri e luce in modo da non arenarsi in registri formali, e riuscendo a fondere le dimensioni terrena e spirituale come nessun altro.
Scesi al portone per accogliere i nostri ospiti, sembrava non arrivasse nessuno… 🤔
“Vedrai che arriveranno tutti all’ultimo momento” ho pensato. Neanche a farlo apposta è andata proprio così! Abbiamo iniziato con una 15ina di sedie vuote, le quali dieci minuti appena dopo si sono felicemente riempite e ci hanno anche fatto dono del loro contatto. Due parole d’introduzione, eppoi finalmente si comincia.
Tema centrale: Pace nella Tempesta, una conversazione intorno al quadro Cristo nella tempesta sul mare di Galilea (dipinto splendido e a tutt’oggi purtroppo irreperibile dopo il suo furto avvenuto nel 1990 in un museo di Boston).
In mancanza della tela, Augusto ha pensato bene di ridisegnarla lui stesso, assegnando un colore ad ogni figura, per sottolineare come quando le onde nel mare della vita si fan pesanti ognuno tenda a reagire a modo suo.
Bianco, nero, giallo, verde, arancione… “Prestate attenzione - dice Augusto - a come Rembrandt dipinge ognuno secondo il proprio modo di essere, la propria indole interiore”
C’è chi vuole (pretende?) la soluzione.
C’è chi subito si arrende, e chi vuole aiutare a trovare un rimedio.
C’è chi rimane bloccato, chi accisa un malore, chi prega, chi si arrabbia con Dio.
Perfino chi approfitta della circostanza per mettersi in mostra.
C’è il totale indifferente.
Ma c’è anche chi cerca qualcosa di stabile da poter afferrare.
Fra i protagonisti di questa storia biblica ce n’è uno aggrappato ad una fune e con lo sguardo rivolto verso di noi: 🧐 è Rembrandt?
Secondo alcuni studiosi, sì. Del resto la pittura era per lui l’avventura della vita, e la vita è un viaggio di cui si ama condividere tutto. Quello che sembra volerci dire mettendo se stesso in mezzo al gruppo è che il come si sceglie di reagire alle tragedie può fare la differenza in una vita.
Le persone sono diverse, tutte però sulla stessa barca. Questo a mio parere enfatizza come le vere differenze stiano dentro di noi. Per uno che si arrende, ce n’è un altro che si attiva. E allora: se davanti allo stesso dramma uno si attiva, allora forse arrendersi non è la cosa giusta...? Nonostante il dolore.
Se invece che fermarci a questo scegliamo di guardare oltre, riusciremo non solo a superarlo, ma arriveremo a vedere un importante progresso in noi: un carattere che si fortifica, il superamento di negatività acquisite o trasmesse, un avanzamento inaspettato.
Mentre tutti cercano di fare qualcosa per non soccombere, lui solo sembra puntare lo sguardo in una direzione diversa. Nonostante il pericolo.
Ora, immaginate di esserci voi su quella barca… scegliereste soluzione o problema?
Ci provereste a credere che si può trovare Pace nella Tempesta?
E’ stato bello ascoltare Giovanni che eseguiva alcuni brani, deliziandoci di un suono a cui non siamo più abituati, molto gentile, medievale appunto, che ha creato atmosfera intima e meritato sinceri applausi.
Il chitarrone è uno strumento figlio del liuto rinascimentale, ideato per dare più supporto al canto. Poteva avere da 6 a 8 corde, alcune delle quali più basse per dare supporto a pezzi strumentali e voce. La sua forma definitiva è attribuita al compositore bolognese Alessandro Piccinini.
Insomma: l’ideale per una proposta di tema d’arte nella città d’arte per eccellenza.
Giovanni ha suonato per noi due brani:
la Toccata Arpeggiata e Romanesca (Dal libro primo per chitarrone di GG Kapsberger - pubblicato a Venezia nel 1604), e
il Preludio e Passacaglia in Re minore (Dal libro quarto per chitarrone di GG Kapsberger - pubblicato a Roma nel 1640)
motivando la scelta “perché rispecchia molto i colori e toni caratteristici del pittore fiammingo. Ricca di chiaro scuro, di luci ed ombre, di consonanze e dissonanze”.
Grazie Giovanni per le informazioni. Due ultime domande: che cosa ti ha fatto scegliere questo particolare strumento? Se fai concerti ce lo farai sapere?
E… se ci foste stati voi… che cosa avreste scelto di suonare in armonia con il tema Rembrandt? 🎵
GRAZIE a chi è stata/o con noi, ma anche a chi leggendo si sentirà partecipe di quell’atmosfera, pur vivendo in qualche altra città d’Italia 🇮🇹
Magari si rispecchierà in qualche esperienza simile. Provate a raccontatecela in un commento. Magari Rembrandt è il suo preferito... magari un dettaglio ha toccato le corde dell’anima... Dateci feedback.
Lo so che gli eventi la sera sono fin troppi, e che non sempre si ha voglia di uscire.
Ma dopo anni di vita a Firenze, e in particolare l’ultimo in pieno centro d’Oltrarno, posso confermare che ovunque ci sono cose interessanti che vale lo sforzo di scoprire da zero. Il talento c’è, ed è tanto. Proprio perché non se ne sa nulla, la sorpresa diventa più grande poi.
Da parte nostra ce la metteremo tutta anche con il prossimo ospite Einstein.
E se ci aiutate faremo anche meglio 😀
Il proposito di una storia è fare conoscere una realtà interessante e promuoverla, sia essa un territorio, una struttura o un’arte. O come in questo caso, un’iniziativa. Vuoi raccontare la tua?